Quando sono molto piccoli i nostri figli vivono molto intensamente i vari momenti che scandiscono la loro giornata.
Il senso del tempo è molto soggettivo ed aspettare, per loro, è estremamente faticoso perché vogliono gratificazioni immediate, e queste, nella maggior parte dei casi, sono soprattutto fisiche. Pensiamo a quanto diventano capricciosi quando sono affamati e non c’è nulla che li possa calmare se non la pappa.
Poi, a pasto avvenuto, miracolosamente diventano allegri e paciosi. Se, invece, non ottengono quello che vogliono diventano irritabili.
Tutto ciò avviene perché non riescono a sopportare l’attesa tra la loro richiesta e la risposta dei loro genitori. La loro insofferenza si traduce, in alcuni casi, in vero e proprio dolore e la loro reazione diventa talmente forte che le madri, temendo per loro, interrompono qualsiasi cosa per precipitarsi ad esaudire quel bisogno.
Ma non è sempre corretto agire così precipitosamente perché , al contrario, è necessario che i figli imparino, sin da piccoli, a gestire i sentimenti che quell’attesa produce.
Pensate, per esempio, ad un bambino che interrompe continuamente la sua mamma o il suo papà mentre questi sono impegnati in una conversazione con qualcuno; nella maggior parte dei casi, quella continua interruzione è una richiesta di attenzione verso di sé ma talvolta viene fatta per “un semplice esercizio di potere” verso i genitori.
Quindi farlo attendere significherà abituarlo ad acquisire maggiore controllo delle sue emozioni e fiducia verso le proprie capacità di cavarsela da solo.
Se poi uno dei due genitori, spesso la madre, si ritiene “crudele” perché lo fa aspettare troppo, è probabile che abbia una grossa identificazione con lui ed assecondi in realtà il proprio lato infantile.
Perciò è la madre che non sopporta l’attesa e non riuscendo a dare al figlio un idea diversa da questa non fa altro che sommare la sua difficoltà a quella del figlio.
Un altro dei motivi che possono spingere alla tempestività della risposta è “il senso di colpa”.
Sappiamo bene che le mamme lavoratrici sono costrette a stare molto tempo fuori casa e che questo le fa sentire sempre in difetto verso i figli e le spinge a rispondere immediatamente senza porre mai limiti alle numerose richieste o capricci dei loro bambini. Niente di più sbagliato perché i bambini hanno necessità di limiti.
Dare dei limiti ai bambini significa non lasciarli in balia di emozioni forti, significa insegnare loro a saper attendere ed a calmare l’ansia di ottenere qualsiasi cosa possano volere.